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La tradizione di San Nicolò a Gemona del Friuli

      Le origini dei racconti sui folletti: tra mito e leggenda

      1. La storia del Santo: tra mito e leggenda
      2. San Nicolò: protettore dei più piccoli
      3. Da Santo a Santa Klaus

      A Gemona la tradizione vuole che San Nicolò ritorni ogni anno il 5 dicembre, per la gioia di tutti i bambini, in compagnia dei Santi di Gemona: San Michele, San Rocco, San Valentino, San Giovanni, Sant'Agnese, San Cristoforo e Santa Lucia. In origine scendeva al castello accompagnato anche dal suo scudiero con un mulo carico di doni!

      Questa usanza è intrinseca nella storia della cittadina; infatti già dal 1962 la Pro Glemona cominciò ad organizzare questa tradizione che si ripete anno dopo anno senza interruzione (anche nel 1976 l’iniziativa si tenne a Lignano e nel 2020 grazie a dei video messaggi) per la gioia dei più piccoli. 

      Negli anni lo schema dell’iniziativa è rimasto pressoché invariato, anche se spesso arricchito da spettacoli e musiche: San Nicolò, accompagnato dai Santi, consegna personalmente i doni a tutti i bambini. Che l’evento si svolga al chiuso o all’aperto ogni singolo bimbo, iscritto sul libro dei bimbi buoni, viene chiamato dai Santi e accompagnato dagli angioletti al cospetto di San Nicolò che gli consegna il proprio dono e gli fa baciare l’anello magico che si illumina!

      L’evento, nell’ultima edizione in presenza (nel 2019), è stato organizzato in sinergia tra la Pro Loco Pro Glemona, il Gruppo ANA di Gemona e il Comitato delle Borgate del Centro Storico e ha riscosso ancora più successo riuscendo ad unire le forze e l’entusiasmo di queste tre realtà storiche del territorio gemonese. 

      L’arrivo di San Nicolò sancisce ufficialmente l’avvio delle festività natalizie gemonesi: un ricco calendario di eventi, concerti, mostre e celebrazioni che trovano si concludono con l’Epifania del Tallero, il 6 gennaio di ogni anno. 

      Ma chi era in realtà San Nicolò?

      La storia del Santo: tra mito e leggenda

      Le notizie sulla sua vita sono scarse. Nicola di Mira o di Bari era nativo di Patara, nell’antica regione della Licia (sulle coste del Mediterraneo, in Turchia), e fu vescovo di Mira nel secolo IV. Morì presumibilmente intorno al 350 e il suo corpo venne trafugato da Mira nel 1087 dai mercanti di Bari che lo trasportarono in patria, dove fu eretta in suo onore la famosa basilica, meta di pellegrinaggi da Oriente e da Occidente. Le sue reliquie sono conservate anche a Venezia dov’era molto venerato già prima dell’anno 1000.

      La leggenda invece ha arricchito di particolari meravigliosi la sua vita, infatti la sua figura ha dato origine alla tradizione di Babbo Natale. Dal sacro al profano, da san Nicola a santa Klaus fino a Babbo Natale.

      Si narra che durante un viaggio via mare per raggiungere la Terra Santa riuscì a sedare una tempesta e che più volte concesse la sua protezione miracolosa a naviganti in pericolo di naufragio. Questi eventi lo hanno poi reso patrono della navigazione.

      San Nicolò: protettore dei più piccoli

      Sempre secondo la leggenda fu un personaggio molto caritatevole fin dalla giovinezza, soprattutto con i bambini: avrebbe risuscitato tre giovani uccisi da un perfido albergatore e avrebbe anche aiutato di nascosto tre fanciulle gettando furtivamente delle borse di denaro nella loro camera.

      Così è diventato protettore dei bambini ai quali, in molti paesi, reca di nascosto i doni la vigilia della sua festa. E sempre i bambini diventano i protagonisti nelle giornate del 5 o 6 dicembre, proprio quando si festeggia il Santo.

      Nel Medioevo il 6 dicembre era uso eleggere tra i fanciulli l’Episcopus Puerorum in die Innocentium, il quale rivestiva solenni insegne episcopali, circondato da una piccola corte di coetanei, e le conservava fino al giorno degli Innocenti, il 28 dicembre

      Da Santo a Santa Klaus

      In Svizzera, nella notte di San Nicola, grandi e bambini sfilano portando una candela accesa in un cappello fatto di cartone e seta colorata.

      Nel Tarvisiano, come in Carinzia e in Slovenia, al calare della sera nell’aria frizzante si sentono strani suoni di campanacci e in lontananza appare un inquietante corteo. Avvolti nel fumo e dal brillare delle fiaccole i terribili Krampus scortano San Nicolò sulla sua carrozza che passa di casa in casa per lodare i bimbi buoni che recitano in ginocchio le preghiere come vuole l’usanza e ammonire quelli più birichini.

      Nel frattempo, per le vie bianche di neve, i ragazzini del paese sfidano i Krampus lanciando palle di neve e qualche petardo. Naturalmente i terribili Krampus hanno la meglio, e paura e divertimento vanno di pari passo.

      La tradizione vuole che l’indomani mattina, al risveglio, i bambini trovino sul davanzale della finestra i piatti posti la sera prima pieni di frutta secca come fichi, noci, pistacchi, carrube e un Krampus di pane dolce, con in mano una verga più o meno lunga, a seconda del merito. Questi sono i segnali del passaggio di San Nicolò alla fine del suo lungo giro.

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