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Pamarindo, il folletto dei boschi di Gemona del Friuli

      Le origini dei racconti sui folletti: tra mito e leggenda

      I folletti dei boschi sono protagonisti di molte leggende della Carnia. Si narra che nella zona di Gemona viva Pamarindo, il folletto dispettoso sempre pronto a bloccare il passaggio allargandosi a dismisura.

      Chi è Pamarindo?

      Pamarindo è un piccolo e grassoccio folletto, molto agile, vestito di cappello e scarpe di rame. Si racconta che ami fare brutti scherzi agli uomini, ad esempio richiamando a sé il bestiame con un fischio e trascinando le povere bestie nei dirupi, per poi uscirne indenne prendendosi beffe di tutti. Mentre saltella tra le piante si può sentire riecheggiare la sua risata beffarda. È impossibile però avvistarlo perché ha il dono dell’invisibilità (non sappiamo se ha il dono dell’invisibilità).

      Il contributo di Valentino Ostermann: lo studioso friulano di folclore

      Queste le parole di Valentino Ostermann, lo studioso di folclore friulano, nativo proprio di Gemona ne “La vita in Friuli” (1894):


      Tra i folletti va messo anche il Pamarindo, strano spirito del quale trovai cenno solo fra i contadini di Gemona. Il Pamarindo ritrae un po’ dell’orco, un po’ dei servants citati dalla Savi-Lopez. È raffigurato obeso, vestito con un cappello di rame a punta e colle scarpe pure di rame. Sebbene di statura di molto inferiore ad un metro, corre rapidissimo e può diventare tanto largo da occupare tutta la strada. A gettargli contro un sasso, con un semplice cenno della mano egli lo svia e lo rimanda indietro a colpire giusto chi glielo ha lanciato. Si diverte a mandare acutissimi fischi, attirandosi dietro greggi di vacche, di pecore e capre; se il giuoco riesce, si mette a correre sfrenatamente e, giunto sul limite d’un precipizio, vi si getta a capofitto, rotolando giù come un fastello di paglia: le povere bestie gli tengono dietro e finiscono morte in fondo all’abisso, dove il Pamarindo si diverte poi la notte a ridersela sgangheratamente, seduto sopra le carogne che si divora.